L’età non è un limite per affrontare un intervento di artoprotesi se il paziente non soffre di patologie generali importanti. È chiaro che non è come per i pazienti più giovani, serve qualche tempo in più per la riabilitazione che in questo caso dura circa due mesi.
La sua voglia di non arrendersi e di non accettare i limiti dell’età, insieme con l’intervento, hanno reso possibile il recupero della sua piena autonomia motoria. È un aspetto importante perché la partecipazione attiva alla quotidianità per gli anziani è il miglior farmaco integratore per renderlo più reattivo. Ricordiamoci che non conta l’età cronologica ma quella biologica.
Maggiori informazioni sul sito “Il centro”, a QUESTO indirizzo.
L’ingranaggio scapolo-omerale (Spalla) è quello più mobile del corpo umano.
Però ha scarse superfici ossee: la Glena che è la parte articolare della scapola, leggermente concava, e la testa dell’omero (osso del braccio) ha la superficie convessa.
Entrambe rivestite dalla cartilagine.
Questa nel corso degli anni tende ad usurarsi. Molto dipende dalle richieste funzionali.
Essendo possibile un ampia escursione articolare, questa richiede l’integrità dei tendini della cuffia dei rotatori che avvolgono quasi completamente la testa dell’omero inserendosi sul trochite: sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sul trochine: sottoscapolare.
I primi tre sono importanti per il movimento di Extrarotazione del Braccio, l’altro per l’Intrarotazione (importante per la donna per allacciarsi il reggiseno). Se la più rara artrosi primaria (o concentrica) dipende spesso dalla ereditarietà costituzionale, quella secondaria, più frequente, dipende da un cattivo funzionamento dell’ingranaggio per lesione, spesso degenerativa, di uno o più tendini della cuffia, o a seguito di traumi (fratture o lussazione) o microtraumi per particolari attività lavorative (uso di strumenti a forte energia vibrante) o sportive (ginnasti).
Il dolore, che dapprima può esserci solo all’inizio del movimento e che poi tende a ripresentarsi dopo movimento contro resistenza (spostare un peso etc.)
Nei casi gravi è presente anche a riposo. La limitazione funzionale tende ad aggravarsi perchè spesso concomita “la Lesione della Cuffia dei Rotatori”.
L’arto superiore diventa incapace di elevarsi oltre il piano della spalla specie nel tentativo di portare un peso.
Se l’usura è dovuta a processi infiammatori quali es: l’Artrite Reumatoide, la tumefazione può accompagnare gli altri sintomi . Il paziente in genere deve aiutarsi con l’altro braccio.
La radiografia: ci fa vedere il restringimento dello spazio articolare, la deformità dei profili articolari con eventuale presenza di Osteofiti o Geodi, Alterazione dei rapporti articolari con risalita della testa dell’omero (segno indiretto di Lesione della Cuffia dei Rotatori).
La T.C. può completare questo studio, soprattutto per studiare la morfologia del collo della Glena quando si è deciso l’intervento di artroprotesi.
La R.M. è metodica in grado di informare meglio sullo stato delle parti molli.
Il riposo, il ricorso a terapia medica con antinfiammatori, antidolorifici, esercizi sotto la guida di un fisioterapista, terapie fisiche: Tens, Ultrasuoni, Ionoforesi.
Infiltrazioni con acido jaluronico, o più raramente con cortisonico possono dare beneficio quale TRATTAMENTO INCRUENTO nella fase iniziale della malattia artrosica.
Quando questi rimedi non sono più in grado di garantire un buon vantaggio ed il dolore è presente nei movimenti della quotidianità e le indagini eseguite evidenziano una marcata artrosi, allora resta solo il TRATTAMENTO CRUENTO con la sostituzione dell’ingranaggio spalla con l’artroprotesi.
Quando l’artrosi della spalla interessa un paziente giovane o giovanile attivo hanno dimostrato validità di impiego le Protesi di Superficie o di Rivestimento.
Ma i casi sono poco frequenti. Anche l’ARTROSI PRIMITIVA CONCENTRICA è poco frequente e la Protesi detta “Anatomica”, impiantata in questi casi, non ha dato i risultati sperati per frequente mobilizzazione della componente Glenoidea della Protesi.
La maggioranza dei casi riguarda L’ARTROSI ECCENTRICA della Spalla secondaria a lesione grave dei Tendini della Cuffia dei Rotatori. Questa patologia ha trovato una valida soluzione chirurgica con l’impianto dell’ARTROPROTESI INVERSA.
Questa colloca la superficie convessa dell’articolazione sulla glena della scapola e la parte concava sull’omero. In questo modo il muscolo deltoide riesce a ridare un buon movimento all’ingranaggio sostituito.
Gli ultimi modelli di 4° generazione evitano poi il conflitto contro il pilastro del collo della scapola con rischio di mobilizzazione dell’impianto.
I risultati si sono dimostrati notevoli e per questo oggi è la protesi di spalla più impiantata.
La nostra esperienza riguarda inoltre l’impianto dell’ARTROPROTESI INVERSA anche in caso di fratture a 3-4 frammenti della testa dell’omero.
Patologia frequente in seguito a caduta nel paziente anziano.
Si sono ottenuti anche in questo settore ottimi risultati.
Dopo che il paziente ha accettato tale indicazione per mezzo del consenso informato, viene eseguito il giorno del ricovero in anestesia generale con incisione che attraversa il fascio anteriore del muscolo deltoide.
Con strumentario appropriato si esegue resezione della deformata testa dell’omero. Divaricazione opportuna e preparazione della glena su cui si infigge la Convessa Duoglena.
Nell’omero invece si colloca uno stelo raccordato ad una parte in Polietilene concava. Dopo una riduzione di prova delle componenti la protesi e, saggiata la sua articolarità in stabilità, si collocano gli elementi definitivi.
Dopo la sutura dell’accesso chirurgico si colloca l’arto superiore su apposito tutore ortopedico con arto superiore in abduzione.
Il paziente viene medicato e dimesso in 2° giornata per essere avviato alla fisiokinesiterapia del caso che avviene in regime ambulatoriale per un periodo di 40 giorni in media. Controlli successivi sono concordati con il chirurgo.
Nel passato avevo già avuto risultati positivi con l’ENDOPROTESI di spalla, ma nella mia esperienza L’ARTROPROTESI INVERSA è protesi che, nella corretta indicazione, è stata in grado di eliminare il dolore e ridare al paziente un arto superiore in grado di tornare ad eseguire movimenti che prima gli erano preclusi.
Complicanze come: lussazione, mobilizzazione dell’impianto ed infezione ad oggi, nella mia esperienza, non si sono mai verificati.
La protesi di spalla nell’anziano. Leggi l’articolo completo sulla rivista “AITOG Oggi”.
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